mercoledì 5 settembre 2018

IL GRANDE INVERNO, KRISTIN HANNAH. Recensione.

TITOLO: Il grande inverno
AUTORE: Kristin Hannah
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 456
PUBBLICAZIONE: 4 settembre 2018
GENERE: Narrativa
PREZZO: € 20,00 cartaceo, 9,99 ebook



Quando Ernt Allbright torna dalla guerra del Vietnam è un uomo profondamente diverso e instabile. Dopo aver perso l’ennesimo posto di lavoro, prende una decisione impulsiva: trasferirsi con tutta la famiglia nella selvaggia Alaska, l’ultima frontiera americana, e cominciare una nuova vita. Sua figlia Leni, tredici anni, è nel pieno del tumulto adolescenziale: soffre per i continui litigi dei genitori e spera che questo cambiamento porti a tutti un futuro migliore. Mentre Cora, sua moglie, è pronta a fare qualsiasi cosa per l’uomo che ama, anche se questo vuol dire seguirlo in un’avventura sconosciuta. All’inizio l’Alaska sembra la risposta ai loro bisogni: in un remoto paesino, gli Allbright si uniscono a una comunità di uomini e donne estremamente temprati, fieri di essere autosufficienti in un territorio così ostile. Però quando l’inverno avanza e il buio invade ogni cosa, il fragile stato mentale di Ernt peggiora e il delicato equilibrio della famiglia comincia a vacillare. Ora, i tanto temuti pericoli esterni – il ghiaccio, la mancanza di provviste, gli orsi – sembrano nulla in confronto alle minacce che provengono dall’interno del loro nucleo famigliare. Chiusi in un rifugio angusto, ricoperto di neve e immerso in una notte che può durare fino a diciotto ore, Leni e sua madre devono affrontare una cruda e tremenda verità: sono sole. In quel luogo feroce, ai confini del mondo non c’è nessuno che possa salvarle.
Kristin Hannah ci regala ancora una volta un’epica storia d’amore e sopravvivenza, un ritratto intimo di una famiglia messa a dura prova nel disperato tentativo di salvarsi da se stessa. Scritto con una prosa elegante e avvolgente e animato da personaggi vivissimi che arriviamo a conoscere nel profondo, Il grande inverno ci conduce in una terra dove bellezza e pericolo sono una cosa sola, per raccontarci la storia di una madre e una figlia, due eroine indimenticabili in lotta con una natura selvaggia e le paure più grandi dell’animo umano.

Con una nuova indimenticabile storia familiare, ambientata negli anni 70', torna Kristin Hannah con Il grande Inverno, un lungo racconto sulla difficoltà di essere una famiglia e la voglia di mantenere a tutti i costi la sua integrità quando palesemente le cose stanno sfuggendo di mano.
Gli Allbright sembrano apparentemente una famiglia normale. A chi li osserva dall'esterno Ernt, Cora e la figlia Leni sembrano il classico nulcleo con i tipici problemi da affrontare. In realtà, come spesso succede, l'apparente specchio lindo, nasconde dietro di sè criticità e nodi irrisolti. Per far tremare questa famiglia c'è voluta la guerra. 
Il sanguinoso Vietnam infatti, ha risputato dalle sue fauci un Ernt profondamente cambiato.
Le atrocità viste e le torture subite lo hanno reso un uomo instabile,irascibile, in balia di continui scoppi d'ira, sofferente di disturbi del sonno e orribili flashback che annebbiano i suoi pensieri, proprio quello che oggi diagnosticheremmo come Disturbo Post-traumatico da Stress. A causa della sua condizione non riesce più a mantenere un lavoro, cambiando in continuazione città, e la valvola di sfogo di tutta la sua frustrazione accumulata dall'uomo diventa la famiglia: la miglie Cora e la figlia Leni.
Sulla loro strada si affaccia la possibilità di ricominciare, di ripartire da zero nella fredda Alaska, grazie a una capanna ricevuta in eredità da un commilitone. Quella che sembrava la strada della salvezza si trasforma invece in un incubo. 

«In Alaska? Vuoi che ci trasferiamo di nuovo? Ma siamo appena arrivati!»
Mamma assunse un’espressione pensierosa. «Ma... lassù non c’è nulla, oltre a orsi ed eschimesi, o sbaglio?» Lui trascinò mamma in piedi con uno slancio che la fece incespicare e sbattere contro il suo petto. Leni si accorse che l’entusiasmo di suo padre era venato di disperazione. «Ne ho bisogno, Cora. Ho bisogno di un posto che mi permetta di ricominciare a respirare. A volte vorrei strapparmi la pelle di dosso. Lassù i flashback e tutta quella merda smetteranno di tormentarmi. Lo sento. Servirà a tutti noi. Possiamo tornare a essere come prima che il Vietnam mi scombinasse il cervello.»


La voce narrante è affidata a Leni, una tredicenne esasperata dai continui trasferimenti e colpi di testa del padre, di cui l'Alaska rappresenta solo l'ultimo apice.
Leni esprime tutte le rimostranze tipiche di un'adolescente costretta a trasferirsi in un posto lontano e inospitale. Ma dietro le insistenze della madre, che crede di poter ritrovare l'uomo che ha amato un tempo, la famiglia Allbright parte alla volta di una nuova terra, verso la speranza di ricominciare a partireda un Ernt nuovo.
In un primo momento l'Alaska si rivela una ventata di novità, ma presto, le asperità di una terra spartana e dalla bellezza selvaggia, l'assenza di ogni forma di civiltà pesano sulla famiglia Allbright e sulla fragile stabilità psichica di Ernt. Come se non bastasse il freddo inverno sta per arrivare, con lunghe giornate di buio, costringendoli a rimanere bloccati in casa. Appare chiaro come il pericolo più che dall'esterno arrivi invece dall'interno, da quell'Ernt che non è più in grado di gestire il suo umore altilenante e gli incubi che lo tormentano e che tornano con prepotente insistenza a insinuarsi nella sua testa.
Inquietante, a tratti spietato e pieno di un amore morboso che non lascia presagire nulla di buono. Il grande inverno è un'epopea familiare sulla fragilità dei rapporti, una storia di violenza e sudditanza psicologica travestita da grande amore.

Leni comprendeva che non era una buona cosa, che non era normale per una madre e un padre paragonare il proprio amore a una droga in grado di consumarti il corpo, bruciarti il cervello e tramortirti. Ma loro se lo ripetevano in continuazione, nello stesso modo in cui, in Love Story, Ali MacGraw diceva che amare significa non dover mai dire “mi dispiace”, come se fosse una verità biblica.

Ho apprezzato Leni, che penso sia il personaggio che si sviluppi di più all'interno della storia. 
Mentre Ernt sta avendo una inevitabile parabola discendente, Cora non riesce a divincolarsi dalle sabbie mobili di un rapporto morboso e malato, violento e probabilmente sbagliato sin dalla sua nascita. Leni è forte, si fa furba imparando a legere i segnali che annunciano gli scoppi d'ira del padre e cerca di essere un conforto per la madre. Una lotta continua per cercare di vincere la lucida follia di un padre che orami non riconosce come tale e forse non l'ha mai conosciuto. L'amore di una figlia per i propri genitori a dispetto di tutti i difetti riconoscuti, delle colpe e dei peccati. A starle vicino la comunità all'interno della quale si è integrata e l'amicizia con Matthew.
L'ambientazione è suggestiva e Kristin Hannah descrive in maniera impeccabile e vivida questa natura selvaggia.
Il finale mi ha lasciato l'amaro in bocca, ma la bellezza di una storia tormentata non risiede anche sul fatto che ti lascia spesso emozioni contrastanti? Anche se un po' lunghetto e poco digeribile in alcune sue parti, Il grande inverno si rivela uno scritto struggente e avvincente che mostra la grande abilità narrativa di Kristin Hannah.


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