mercoledì 7 luglio 2021

FACCIA DA MOSTRO, LIRIO ABBATE. Recensione.

 

TITOLO: Faccia da mostro
AUTORE: Lirio Abbate
EDITORE: Rizzoli
PAGINE:252
PUBBLICAZIONE: 4 maggio 2021
GENERE: saggistica/libro-inchiesta
PREZZO: € 18,00 cartaceo, 9,99 ebook

«Io credo che il personaggio con il volto sfregiato sia molto pericoloso. È un cane, sto parlando di un uomo fuori dalle regole». «C'è un uomo molto brutto che ha contatti con la 'ndrangheta e con Cosa nostra, ha il viso sfigurato, è un ex poliziotto passato ai servizi segreti». Sono solo alcune delle deposizioni che a partire dai primi anni Duemila inquadrano Faccia da Mostro. Si parla di lui per l'omicidio di Ninni Cassarà, a Palermo, nel 1985. Per quello di un bambino, Claudio Domino, l'anno dopo. Per il fallito attentato all'Addaura ai danni di Giovanni Falcone, e per l'omicidio di un poliziotto, Nino Agostino, e della moglie, entrambi nell'estate del 1989. Secondo i pentiti, anche nelle stragi di Capaci e via D'Amelio lui, Faccia da Mostro, avrebbe avuto un ruolo di primo piano. Nel 2007 si arriva a un nome. Giovanni Pantaleone Aiello, in servizio alla Squadra Mobile di Palermo (quella di Bruno Contrada) fino al 1977. Ferito sul campo in Sardegna a fine anni Sessanta, ha il volto sfigurato da una fucilata. Il cerchio si stringe, iniziano le indagini. I pentiti lo riconoscono nelle foto, il padre dell'agente Agostino, Vincenzo, dice che è lui l'uomo, «il collega» che venne a cercare il figlio pochi giorni prima dell'agguato. Nel 2017, a processo ancora in corso, Aiello muore per un malore sulla spiaggia del paesino calabrese dove vive. Il corpo verrà cremato. Fin qui la vicenda svelata nella sua linearità. Lirio Abbate, da sempre impegnato nella lotta alla mafia con le sue inchieste, riesce invece in un'atmosfera quasi da romanzo a ricostruire tutti i misteri dietro questa storia terribilmente vera e documentata. Tra sospette connivenze con la criminalità organizzata e con apparati deviati dei servizi, Faccia da Mostro compare in troppe vicende sanguinarie ancora in parte irrisolte. Accanto a lui, in più occasioni, una figura femminile, una «donna pericolosissima», una «guerriera» secondo le parole dei collaboratori di giustizia. Che oggi potrebbe avere volto e un nome.



Vicedirettore dell'Espresso, giornalista impegnato in prima linea, grazie alle sue inchieste sulla mafia e la corruzione, Lirio Abbate ha contribuito a portare alla luce pagine aspetti della malavita organizzata che altrimenti sarebbero rimasti nell'ombra.
Nonostante la sua vita sia cambiata a causa di minacce che lo costringono a vivere sotto scorta, il suo impegno non si è fermato e lo testimonia il suo nuovo libro, Faccia da mostro edito da Rizzoli.
Ho cominciato a leggere questo libro e sin dalle prime pagine h avuto come l'impressione di avere davanti la trama di un film, a metà tra un crime ed una spy-story, ma l'amara riflessione arrivata all'ultima pagina è che quella raccontata da Lirio Abbate non è una fantasia, ma una storia vera.
Così, quando si è presentata l'occasione di ascoltare dal vivo l'autore, mi sono fiondata all'evento, occupando le prime file con l'orgoglio di chi crede ancora che in questa terra martoriata, la Sicilia, ci sia ancora del buono.
Ammetto che quella di Lirio Abbate è stata una delle presentazioni più belle, intense e piena di significato alle quali ho assistito. Insieme e lui, in un dialogo legato a doppio filo con il protagonista del suo libro, Vincenzo Agostino, padre del poliziotto Nino Agostino, ucciso dalla mafia insieme alla moglie Ida Castelluccio.



Ma chi è Faccia da mostro? E' proprio Vincenzo Agostino a coniare questo epiteto, in riferimento al viso sfregiato dell'uomo che viene a cercare il figlio prima della sua uccisione.
Sarà sempre Vincenzo Agostino a identificarlo, ma il suo nome compare nel corso degli anni in troppe occasioni, apparendo e scomparendo misteriosamente come un fantasma, una persona che tutti temono e conoscono e di cui nessuno conosce il nome.
Il lavoro che fa Lirio Abbate è quello del giornalista attento e meticoloso, colui il quale parte da una intuizione, da un tarlo, e inizia ad analizzare gli atti processuali, le registrazioni, le deposizioni, cercando di dare un filo logico ad una serie di eventi che sembrano sconnessi.
Così Faccia da mostro appare implicato a vari livelli nell'omicidio di Ninni Cassarà, del piccolo Claudio Domino, nel fallito attentato dell'Addaura al giudice Falcone, nella strage di Capaci e di via D'Amelio.
Dopo una serie di indagini e di deposizioni dei collaboratori di giustizia si arriva ad un nome, quello di Giovanni Pantaleone Aiello, un ex agente della Squadra Mobile di Palermo passato ai servizi segreti.
Ed è proprio quì che gli ingranaggi di questa storia, iniziano a fare rumore nella testa del lettore; un rumore assordante. Come può una persona che si batte per la giustizia essere passato dall'altra parte della barricata? Quando il male ha assunto un fascino così irresistibile da permettere ad un uomo di smarrire la bussola? Se lo chiede l'autore, il quale per primo esamina l'insidioso aspetto del raccontare una storia che parla di male, che per alcuni aspetti potrebbe risultare fascinosa e interessante come fosse appunto un'opera di fantasia.
Un rischio che dobbiamo correre per fare memoria di una pagina di storia, della nostra storia che ha scordato cosa significa combattere per il bene e la giustizia.
In questa storia però, non c'è solo la mafia, ed è quello che sconcerta di più. Ci sono servizi deviati, organizzazioni paramilitari come Gladio, c'è la politica, la collusione di uomini insospettabili che invece di portare il vessillo del proprio mestiere, lo macchiano con l'ignominia.
Lirio Abbate sa come raccontare le storie, con la precisione di un giornalista informato e competente che studia e non si improvvisa in supposizioni sterili, con la passione di un uomo che crede nella lotta per il bene e si spende affinché certi fatti emergano dal buio in cui molti vorrebbero relegarli.



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