venerdì 2 aprile 2021

DADDY, EMMA CLINE. Recensione.

TITOLO: Daddy
AUTORE: Emma Cline
EDITORE: Einaudi (Stile libero)
PAGINE: 232
PUBBLICAZIONE: 9 febbraio 2021
GENERE: Narrativa contemporanea
PREZZO: € 17,50 cartaceo, € 9,99 ebook

Una famiglia perfetta, forse troppo, si riunisce per il Natale sotto lo sguardo di un padre pieno di colpe. Una commessa decide di vendere la propria biancheria intima su Internet per fare qualche soldo. Un uomo scopre quanto suo figlio può essere crudele. Una baby-sitter provoca uno scandalo e capisce che ama essere al centro dell'attenzione. Una sex addict prova a sedurre un celebre chef televisivo accusato di molestie.

Miei selvaggi lettori, oggi vi parlo di Daddy, l'ultimo libro di Emma Cline uscito lo scorso mese per Enaudi, collana stile libero big.
Avevo già sentito parlare di Emma Cline in relazione al suo sfavillante esordio con Le ragazze, quindi mi sono buttata a capofitto nella lettura di Daddy.
Beh, ho scoperto di apprezzare la scrittura diretta e tagliente di questa autrice. Le sue descrizioni sono asciutte, stranianti, i dialoghi ridotti al minimo perchè ci vuole poco a rendere conto della natura umana se lo si fa bene come in questo caso.



Daddy non è un romanzo, ma una raccolta di racconti brevi, storie di persone, uomini, padri, mogli, figlie, che mostrano i lati oscuri di esistenze normali o addirittura perfette nelle apparenze. Rapporti morbosi, ossessivi, irrisolti.
C'è un padre geloso dei progetti del figlio. Una ragazza che sogna di fare l'attrice e vende la sua biancheria intima assecondando le fantasie inquietanti di uomini vogliosi. Due fratelli con un rapporto fin troppo stretto. Una donna dipendente dal sesso che cerca di attirare l'attenzione di un uomo accusato di molestia. Ragazze appena dodicenni alle prese con i primi desideri sessuali.
L'ambientazione è quella di una California dai mille volti, quella dei sogni coltivati da chi spera di entrare nel mondo del cinema e arranca, invece, per arrivare a fine giornata.
Ho cominciato Daddy con la consapevolezza che tutti i racconti parlassero di uomini, di "padri" che in realtà non hanno nulla di questo termine. In parte è stato così, perchè a vari livelli gli uomini in queste storie non fanno una bella figura. Sono cinici, egoisti, gretti, tormentati dall'idea di quello che avrebbe potuto essere se si fossero comportati in modo diverso. Vi ho letto un mare di rimpianti e vite incomplete come spesso lo sono le trame di alcune delle novelle contenute.
La verità è che alla fine neppure per le donne viene fuori un ritratto clemente, non sono esenti da difetti, passi falsi, inadeguatezza, colpe, per ingenuità o malizia.
Emma Cline va dritta al punto senza perdersi in inutili divagazioni, riesce a descrivere una parte di America alla perfezione, se ne respira l'aria nelle sue parole frugali eppure taglienti. Sono storie di disillusione, di rimpianto, di voglia di evasione.
 



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