venerdì 19 febbraio 2021

LA SPINTA, ASHLEY AUDRAIN. Recensione.

TITOLO: La spinta
AUTORE: Ashley Audrain
EDITORE: Rizzoli
PAGINE: 348
PUBBLICAZIONE: 12 gennaio 2021
GENERE: Narrativa - Thriller psicologico 
PREZZO: € 18,00 cartaceo, € 9,99 ebook

È la vigilia di Natale e Blythe è seduta in macchina a spiare la nuova vita di suo marito. Attraverso la finestra di una casa estranea osserva la scena di una famiglia perfetta, le candele accese, i gesti premurosi. E poi c’è Violet, la sua enigmatica figlia, che dall’altra parte del vetro, a sua volta, la sta fissando immobile. Negli anni, Blythe si era chiesta se fosse stata la sua stessa infanzia fatta di vuoti e solitudini a impedirle di essere una buona madre, o se invece qualcosa di incomprensibile e guasto si nascondesse dietro le durezze e lo sguardo ribelle di Violet. Quando ne parlava con Fox, il marito, lui tagliava corto, tutto era come doveva essere, diceva. Era cominciata così, o forse era cominciata molto prima, quando era stata lei la bambina di casa. Blythe ora è pronta a raccontare la sua parte di verità, e la sua voce ci guida dentro una storia in cui il rapporto tra una madre e una figlia precipita in una voragine di emozioni, a volte inevitabili, altre persino selvagge. Un tour de force che pagina dopo pagina stilla tutto quel che c’è da sapere quando una famiglia, per preservare la sacralità della forma, tace. Viscerale, onesto fino alla brutalità, La spinta è un viaggio ipnotico e necessario nella psiche di una donna a cui nessuno è disposto a credere.

Quando Blythe Connor incontra Fox al college, sembra aver trovato l'uomo della sua vita. Lei che non ha mai nutrito passioni forti per nulla, che non ha mai avuto una gran vita sociale è assorbita completamente dall'uomo. Le cose vanno anche velocemente, tanto da andare a vivere insieme e coronare il tutto con un matrimonio perfetto. Ma questa coppia è davvero così perfetta? L'esperienza della maternità con l'arrivo di una bambina, Violet, farà emergere uno strato nascosto di sentimenti inquietanti che finiranno per esplodere e distruggere tutto.
Una storia potente, suggestiva, che oltrepassa i confini del thriller psicologico per affrontare temi importanti come quelli della maternità e del rapporto madre-figlio.
Ashley Audrain è stata una vera sorpresa, un esordio capace di catturare. Con uno stile ipnotico e una scrittura tagliente, l'autrice ci trasporta all'interno della psiche di una donna tormentata che parte dall'osservare da spettatrice quella che dovrebbe essere la sua vita e che invece, le si è sgretolata tra le mani.



Ridurre La spinta ad un semplice thriller sarebbe sbagliato, una maglia che starebbe troppo stretta, visti i tanti e importanti temi trattati.
E' la storia di una donna che immagina di aver trovato l'uomo della sua vita e comincia costruire un futuro con lui.
E' la storia di una madre che forse non era pronta a diventare tale perchè, diciamocelo senza timore, non tutte le donne sono fatte per esserlo.
E' la storia di una figlia che è cresciuta nel disamore, con un'immagine dei rapporti e dei sentimenti distorta.
Un family drama feroce che non si risparmia in descrizioni turpi della natura umana. Eppure, quando cominciamo a fare avanti e indietro nel tempo, conoscendo il passato della protagonista, ci si inoltra nell'annale dibattito natura-cultura.
Con una madre disfunzionale come quella avuta da Blythe, disinteressata, scostante, incapace di dare affetto, sarebbe mai stata capace di essere lei stessa una madre amorevole per Violet? Il modo in cui cresciamo, l'ambiente in cui siamo immersi ci segna e ci forgia, e per quanto noi cerchiamo di allontanaci o di negarlo il riscatto è un'utopia.




In questo dipinto fatto di figure femminili fragili, inadeguate, piene di dubbi e livore, il personaggio maschile di Fox non mi sembra emerga con connotazioni positive di alcun tipo. Lui, al contrario di Blythe è cresciuto con una famiglia perfetta e proietta su Blythe, dandole per scontate, una serie di caratteristiche stereotipate: il matrimonio come coronamento di un rapporto, essere una moglie devota e mettere al mondo dei figli come logica conseguenza. L'uomo non si accorge mai del disagio della donna, non si lascia sfiorare dal dubbio, non mette in discussione il suo rapporto. Il suo atteggiamento è, il più delle volte, di sufficienza, oserei dire di negazione.
Mi ha colto di sorpresa il modo in cui l'autrice affronta il tema della maternità e la sua ricaduta all'interno di questa coppia. Non è facile accettarlo, ma la maternità, che solitamente può cementificare una coppia, nel caso della nostra protagonista apre un baratro a causa soprattutto dell'incomunicabilità. Come se le paure di Blythe siano così mostruose da non poter essere dette.
Un circolo vizioso di inadeguatezza percepita, trasmessa da generazione in generazione. Prima ancora di Blythe, è stato un cattivo esempio sua madre Cecilia e prima ancora la madre di quest'ultima, Etta. Come a raccontate che non si trasmettono solo le buone abitudini ma anche i bad habits.

La spinta non è una lettura facile e non è una lettura per tutti. Il tono è oscuro e i personaggi sono intrisi di una negatività che seppur non palese finisce per penetrare fin nelle ossa del lettore. Per tutto il libro ho avvertito un certo senso di angoscioso disagio, perchè affrontare alcuni temi non è facile e spesso preferiamo giraci attorno.


 

Nessun commento:

Posta un commento

Instagram

Recap