martedì 20 luglio 2021

TRE GOCCE D'ACQUA, VALENTINA D'URBANO. Blogtour.



TITOLO: Tre gocce d'acqua
AUTORE: Valentina D'Urbano
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 
PUBBLICAZIONE: 1 giugno 2021
GENERE: Narrativa contemporanea
PREZZO: €  19,00 cartaceo, € 9,99 ebook

Celeste e Nadir non sono fratelli, non sono nemmeno parenti, non hanno una goccia di sangue in comune, eppure sono i due punti estremi di un'equazione che li lega indissolubilmente. A tenerli uniti è Pietro, fratello dell'una da parte di padre e dell'altro da parte di madre. Pietro, più grande di loro di quasi dieci anni, si divide tra le due famiglie ed entrambi i fratellini stravedono per lui. Celeste è con lui quando cade per la prima volta e, con un innocuo saltello dallo scivolo, si frattura un piede. Pochi mesi dopo è la volta di due dita, e poi di un polso. A otto anni scopre così di avere una rara malattia genetica che rende le sue ossa fragili come vetro: un piccolo urto, uno spigolo, persino un abbraccio troppo stretto sono sufficienti a spezzarla. Ma a sconvolgere la sua infanzia sta per arrivare una seconda calamità: l'incontro con Nadir, il fratello di suo fratello, che finora per lei è stato solo un nome, uno sconosciuto. Nadir è brutto, ruvido, indomabile, ha durezze che sembrano fatte apposta per ferirla. Tra i due bambini si scatena una gelosia feroce, una gara selvaggia per conquistare l'amore del fratello, che preso com'è dai suoi studi e dalla politica riserva loro un affetto distratto. Celeste capisce subito che Nadir è una minaccia, ma non può immaginare che quell'ostilità, crescendo, si trasformerà in una strana forma di attrazione e dipendenza reciproca, un legame vischioso e inconfessabile che dominerà le loro vite per i venticinque anni successivi. E quando Pietro, il loro primo amore, l'asse attorno a cui le loro vite continuano a ruotare, parte per uno dei suoi viaggi in Siria e scompare, la precaria architettura del loro rapporto rischia di crollare una volta per tutte. Al suo settimo romanzo, Valentina D'Urbano si conferma un talento purissimo e plastico, capace di calare i suoi personaggi in un'attualità complessa e contraddittoria, di indagare la fragilità e la resilienza dei corpi e l'invincibilità di certi legami, talmente speciali e clandestini da sfuggire a ogni definizione. Come quello tra Celeste e Nadir, che per la lingua italiana non sono niente, eppure in questa storia sono tutto.


Certe storie ti strappano, spezzano parti di te, ti entrano dentro lentamente, scavano solchi come fa l'acqua su una pietra. Potremmo chiamarlo effetto D'Urbano, quel modo particolare di far sentire le parole, fin dentro le ossa, passando per mente e cuore.
Con Tre gocce d'acqua, Valentina D'Urbano opera la sua magia speciale e dopo aver versato fiumi di lacrime credo che faticherò a trovare una migliore lettura per molto, molto tempo.
Tre gocce d'acqua è la storia di tre vite legate indissolubilmente da qualcosa che trascende il sangue.
Celeste, Nadir e Pietro, tre fratelli che proprio fratelli non sono, tenuti insieme da un amore assoluto, totalizzante, ossessivo.
Descriverli singolarmente non è un'impresa facile, perchè riusciamo a comprendere pienamene questi personaggi se inseriti all'interno della dinamica intricata che li tiene uniti. Eppure tenterò l'ardua impresa parlandovi di Nadir, uno dei vertici di questo triangolo.




Enigmatico e sfuggente, difficile da decifrare come quei suoi occhi di colore diverso che sembrano dirti tutto e nulla.
Sin dalla sua comparsa appare subito come un elemento disturbante che si inserisce all'interno della diade Pietro-Celeste e da quel momento non sarà più possibile pensare a questi ragazzi come entità singole. 
Anche se ancora non ne è pienamente consapevole, l'incontro con Celeste sarà per Nadir decisivo, ne segnerà il destino attraverso una serie di corsi e ricorsi feroci. Insieme sono tossici, non riescono a non farsi del male, ma è chiaro che non possono fare a meno l'uno dell'altro. Appena li conosciamo meglio appare lampante come siano uguali, stretti nell'incapacità di tirar fuori i sentimenti che contano e le parole che servono per esprimerli. 

È come te. Siete uguali voi due, non vi lasciate mai andare, restate fuori dallo scontro, pensate di poter inquadrare tutto, che tutto abbia uno schema. La verità è che non c’è niente di schematico, che la gente non la puoi ingabbiare in un modello, che ti devi buttare per strada, ti devi infilare nel gorgo per capire.

A tenerlo unito a Celeste una radice comune, quel sentimento forte, nato dalla gelosia e diventato nel tempo potente e fragile come le ossa della ragazza, che una forza inimmaginabile tengono in piedi, ma che possono spezzarsi con un soffio.
Nadir è selvaggio, senza regole, incurante del giudizio degli altri, a meno che non si tratti Pietro o di Celeste. L'autrice ce lo mostra per la prima volta all'età di nove anni e già si può scorgere quello che sarà, con la sua bruttezza ossuta, il corpo spigoloso e annerito dal contatto con la terra, gli occhi animaleschi, così diverso dalla bellezza sfacciata del fratello Pierto.


E poi quella passione distruttiva, brutale, la vergogna di dare voce a un sentimento intenso e potente. Quell'amore per una sorella che non è una sorella, perchè non tutto si spiega con il sangue. Allora meglio trincerarsi dietro l'odio, il rancore, un affetto fatto di gesti bruschi, assenze, parole taglienti che nascondono una sofferenza senza nome.
Le parole creano recinti, corde, un cappio che non stringe ma resta lì a segarti il collo per tutta la vita. Allora meglio così, dimenticarsene, lasciar perdere, semplificare le cose e fingerci normali.
Odiare per non amare e amare qualcun altro solo per dimenticare, questo è Nadir con le sue contraddizioni, gli occhi vacui che in realtà sanno guardare l'essenza delle cose anche se non sa dargli un nome, attraversa le cose senza lasciarsi attraversare.

È la sua volontà che piega tutto, è il suo modo di affermare se stesso: deve privarti di qualcosa, sempre. Gioca sull’assenza, procede per sottrazione.

Posso dire che Nadir è stato il personaggio che più mi è entrato dentro. I suoi silenzi pieni di parole, il passaggio all'atto specchio dell'incapacità di esternare le emozioni sono tutti meccanismi che mi sono familiari. Forse per questo Valentina D'Urbano riesce a scorrerti dentro con le sue parole affettate e dirette, perchè nei suoi personaggi imperfetti e pieni di fragilità è facile ritrovarsi, scorgere parti del proprio Sè.
Ridurre Tre gocce d'acqua ad una storia d'amore sarebbe un errore colossale, perchè questa è la storia di tre vite che si attraversano, si fondono, si distruggono, radendo al suolo ogni barriera e poi si ricostruiscono attorno alle macerie di quello che è rimasto.
Un amore negato, respinto, ma mai soffocato, intenso e totalizzante che nel tempo muterà nella forma ma non nella sua essenza.
Non so dire quante lacrime ho versato, quante frasi ho segnato e quanto Nadir, Celeste e Pietro mi sono rimasti in testa anche dopo aver letto l'ultima pagina.



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