giovedì 3 maggio 2018

LA TRECCIA, LAETITIA COLOMBANI. Recensione in anteprima.


  TITOLO: La treccia
AUTORE: Laetitia Colombani
EDITORE: Casa Editrice Nord
PAGINE:292
PUBBLICAZIONE: 3 maggio  2018
GENERE: Narrativa
COSTO: € 9,90 ebook, 16,90 cartaceo.


 A un primo sguardo, niente unisce Smita, Giulia e Sarah. Smita vive in un villaggio indiano, incatenata alla sua condizione d'intoccabile. Giulia abita a Palermo e lavora per il padre, proprietario di uno storico laboratorio in cui si realizzano parrucche con capelli veri. Sarah è un avvocato di Montréal che ha sacrificato affetti e sogni sull’altare della carriera.
Eppure queste tre donne condividono lo stesso coraggio. Per Smita, coraggio significa lasciare tutto e fuggire con la figlia, alla ricerca di un futuro migliore. Per Giulia, coraggio significa rendersi conto che l'azienda di famiglia è sull'orlo del fallimento e tentare l’impossibile per salvarla. Per Sarah, coraggio significa guardare negli occhi il medico e non crollare quando sente la parola «cancro». Tutte e tre dovranno spezzare le catene delle tradizioni e dei pregiudizi; percorrere nuove strade là dove sembra non ce ne sia nessuna; capire per cosa valga davvero la pena lottare. Smita, Giulia e Sarah non s'incontreranno mai, però i loro destini, come ciocche di capelli, s'intrecceranno e ognuna trarrà forza dall'altra. Un legame tanto sottile quanto tenace, un filo di orgoglio, fiducia e speranza che cambierà per sempre la loro esistenza.
 

Acclamato dalla critica, con più di trecento copie vendute, La treccia di Laetitia Colombani è arrivato oggi anche in Italia, e appena comincerete a sfogliare le prime pagine vi renderete subito conto del motivo di tanto successo.
Interrompere la lettura è pressochè impossibile e tranciare il legame emotivo che si crea con le tre protagoniste è una vera sofferenza.
La storia è quella di tre donne, diverse, lontane, alle prese ognuna con i problemi tipici di quella parte del mondo che abitano. Sì, perchè Smita, Giulia e Sarah, si trovano a fare i conti quotidianamente con la loro essenza di donna, madre, lavoratrice,figlia, essere umano, perchè nascere donna in un villaggio dell'India, a Montréal o nella mia amata Palermo porta con sè significati profondamente diversi.  Tutte però sono unite da un filo invisibile: sono delle guarriere che lottano con le unghie e con i denti per non soccombere agli stereotipi imperanti, alla condizione di immutabilità in cui una classe sociale sessista le ha relegate, a quella triste rassegnazione che ci fa dire che tanto non siamo abbastanza forti per cambiare le cose.
La treccia non è una storia apertamente femminista, ma la forza prorompente delle parole di Laetitia Colombani ci apre le porte di universi femminili profondamente diversi, così lontani tra loro da sembrare inconciliabili, ma accomunati dalla forza e dalla capacità di essere resilienti che ci contraddistingue.

É un'amazzone, ecco chi è. Una guerriera, una combattente. Un'amazzone non si lascia andare. Si batte sino alla fine, senza mollare mai.
Smita è il personaggio che più mi è rimasto dentro. Nata e cresciuta in un piccolo villaggio indiano, relegata alla posizione di intoccabile a causa del mestiere che fa, una condizione dalla quale le rigide suddivisioni delle classi sociali, tipiche del suo popolo, non le permettono di sfuggire. Eppure quella donna minuta che vive di stenti e duro lavoro, con la testa sempre bassa, come si conviene ad una "dalit", non permetterà che sua figlia faccia la sua stessa fine. Fuggire è l'unica soluzione, anche a costo di rischiare la vita di entrambe.
Più simile a noi è invece Sarah, una donna in carriera, un avvocato di successo che per emergere in un ambiente prettamente maschile ha sgomitato lavorando giorno e notte, sacrificando la vita privata e la famiglia. A quarant'anni ha una posizione di tutto rispetto, ma questo le è costato tanto, un dolore sordo che porta dietro quel muro di fredda efficienza che si è costruita per dimostrare che la propria forza è uguale a quella dei suoi colleghi uomini. Quel muro però adesso rischia di crollare sotto il peso di una diagnosi che sembra una sentenza estrema. Sarah lotterà proprio com'è abituata a fare durante le sue cause, mettendoci tutta la dedizione e la determinazione che possiede. Ma come si dice:  
"quando si nuota tra gli squali, è meglio non sanguinare."
Infine mi sono ritrovata catapultata tra le vie della mia amata Palermo, tra i suoi vicoli, i profumi e la semplice e genuina realtà che caratterizza la vita di noi siciliani. Quella di Giulia è la storia di una figlia profondamente legata al padre. Cresciuta in un ambiente fintamente patriarcale, perchè diciamoci la verità, in Sicilia a comandare davvero sono le donne, la ragazza rincorre la tradizione di famiglia prima che l'ombra del fallimento fagociti tutto.
 Il papà la porta spesso con sè sul tetto, in quello che lui chiama "l'atelier". Da lassù si vede il mare e, dall'altro lato, il monte Pellegrino.



E tra l'ansia per la salute del padre, quel gigante che adesso è intrappolato in un sonno senza risveglio, e la paura di perdere ogni punto fermo, irrompe l'amore con una forza devastante. Un amore puro, fatto di passione, abbandono carnale e fusione di anime. Un amore diverso che Gliulia non ha il coraggio di vivere alla luce del sole. La sua battaglia sarà quella di una donna che si assume la responsabilità delle proprie decisioni, che lotta strenuamente per rompere la rigidità delle tradizioni di una cultura tanto restia al cambiamento da sembrare immobile, granitica.
Ho adorato lo stile delicato e coinvolgente di Laetitia Colombani. Pur essendo scorrevole e semplice è ricco di colore, e capace di rendere vividi i sentimenti dei personaggi. Straordinaria prova d'autore che descrive efficacemente come le donne, pur nella loro immensa e variopinta diversità, siano in grado di dare prova di coraggio quando la vita le mette di fronte a prove estremamente dure. 




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