venerdì 6 dicembre 2019

IL FARO DELLE ANIME RITROVATE, MARIA LAURA CARONITI. Recensioni.


  TITOLO: Il faro delle anime ritrovate
AUTORE: Maria Laura Caroniti
EDITORE: Triskell Edizioni
PAGINE:528
PUBBLICAZIONE: 23 novembre 
GENERE: Contemporary Romance
COSTO: €  15,00 cartaceo; 4,99 ebook

Sevan Facinelli è un architetto italoamericano che lavora a New York per una prestigiosa società di ingegneria di cui ambisce a diventare socio, forte soprattutto dell’imminente fidanzamento con Rebecca Loewenthal, la figlia del fondatore dello studio. Introverso, solitario e carismatico, Sevan sembra tuttavia incapace di prendere le distanze da un’avventura che rischia di fargli perdere tutto quello per cui ha lottato. In rotta con il fratello di Rebecca, Noah, e poco presente al lavoro, Sevan deve fare i conti anche con la notizia della morte di Clara Bark, cui in passato era stato legato da un rapporto ambiguo e morboso.

Partito alla volta di Cape Cod per il funerale, Sevan scopre che Clara ha espresso, nelle sue ultime volontà, il desiderio che lui ristrutturi un vecchio faro, acquistato da lei prima di morire. Vincolato dal testamento a seguire i lavori senza la possibilità di appoggiarsi alla Loewenthal & Associati, Sevan decide di rimandare il fidanzamento con Rebecca e di vivere nella casa attigua al faro con Amoret Reed, l’ingegnere che Clara ha voluto nel progetto e che abita lì da sempre.

L’attrazione tra i due è immediata, ma entrambi sembrano decisi a non assecondarla.


Ho atteso Il faro delle anime ritrovate per molto tempo perchè per me, che ho letto la sua prima edizione i self-publishing, rappresentava il compimento di un percorso. Scoprire che Maria Laura Caroniti mi avrebbe dato il finale tanto agognato è stata una vera epifania. 
Una storia torbida, inquietante, misteriosa. Sevan Facinelli è un uomo ambiguo, che fin dalle prime pagine si mostra in tutta la sua inquieta fragilità. Architetto presso il famoso studio Loewenthal & Associati, tenta di fare la sua scalata ai vertici nel classico dei modi: sposando la figlia del proprietario, Rebecca. 
L'uomo è osteggiato dal fratello di Rebecca, Noah, socio di maggioranza, ma malvisto dall'intero consiglio di amministrazione, che lo ritiene troppo debole per gestire le sorti dell'impero. Sevan rappresenta la persona ideale: brillante, stacanovista, arrivista, furbo, ma pieno di lati oscuri.
Ricevuta la notizia della morte di una sua vecchia conoscenza, Clara Bark, Sevan si reca a Cape Cod per la lettura del testamento. 
Il lascito è un vecchio faro che è obbligato a ristrutturare insieme all'altra beneficiaria, Amoret Reed, la figlia del guardiano, legato sentimentalmente a Clara. 
Sevan rimane turbato, non solo dalla morte della donna che gli aveva nascosto la notizia della malattia, ma anche da quel vincolo che vive come un onere gravoso. 
Arrabbiato, frustrato e sconvolto, tenterà in ogni modo di osteggiare il progetto di ricostruzione, accusando Amoret, ingegnere designato, di voler sfruttare la situazione per il proprio tornaconto. 
Quella piccola cittadina fatta di anime bizzarre che si muovono come il susseguirsi delle stagioni, lo attira così tanto da fargli prendere la decisione di rimanere per supervisionare i lavori. Inoltre, giorno dopo giorno, Sevan è sempre più affascinato da Amoret, dalla sua fresca normalità, lui che non ha legami ma solo interessi.
Tutte conoscono la bambina del faro, un' identificazione che sembra velare di tristezza il volto di Amoret, riportando a galla ricordi che hanno un sapore amaro. 
Ti conoscono tutti,» le disse Sevan sottovoce, dopo che altri del personale si erano avvicinati vedendola lì.«Tutti credono di conoscermi,» rispose lei soprappensiero e, per un attimo, il suo viso si indurì, cogliendo Sevan alla sprovvista. Lei se ne accorse, accennò un sorriso e si corresse: «Credo sia normale, voglio dire, vivendo in un piccolo centro. E poi, sai, ero la bambina del faro e anche se sono cresciuta, a volte penso che per qualcuno resterò sempre quella…» Sevan continuò a guardarla, qualcosa in lei era cambiato, la voce era ferma, ma distaccata, come se non stesse parlando di sé. 
L'attrazione tra lei e Sevan è subitanea, ma Sevan è pronto a mettere da parte i suoi obiettivi, a lasciarsi alle spalle un futuro vuoto, ma di successo per una vita ai margini del mondo? 

«Se vuoi, P-town non è nemmeno una città ma una secca di sabbia che la marea rimodella di tanto in tanto. Dopo non c’è che oceano. Devi volerci venire perché è una destinazione, non un passaggio. E più ancora devi desiderare restarci, per voler vivere qua. Forse è per questo che è così libera e bella.»

Sulla trama non vi dico altro, a voi scoprire le evoluzioni che prenderanno le vite dei protagonisti. La trama è complessa, articolata, e la sete di sapere è stato il leitmotiv che mi ha accompagnato per tutta la lettura. Un lento disvelarsi di avvenimenti  avvolti nel mistero, una modalità narrativa che apprezzo molto. I continui flashback di Sevan creano una fame vorace dei fatti.
Le atmosfere sono suggestive e alternano fasi dal gusto art decò dal sapore fitzgeraldiano, a momenti in cui mi sono sentita come immersa nelle articolate introspezioni di Gita al faro. Si avverte il rispetto che l'autrice nutre per questi manufatti, così come il profondo lavoro di ricerca.
Il pezzo forte però sono i personaggi e la loro caratterizzazione. Sevan è un protagonista che mi ha presa sin dalle prime battute. La sua oscurità, la decadenza morale di cui è vittima sembra rispecchiarsi anche sul suo fisico, asciutto, trascurato, vinto, stremato dall'abuso di sostanze e da una discutibile condotta alimentare. Ossessionato dal fantasma di una presenta che opprime la sua anima, in un costante stato di panico, continuamente inghiottito dai suoi demoni. Solo un obbiettivo sembra dargli vigore: la scalata al consiglio di amministrazione della Loewenthal&Associati, usare il suo corpo per tenere Rebecca tra le proprie grinfie, diventare quello che suo padre non è mai stato, audace, senza scrupoli, uno di loro. 
Eppure la conoscenza di Amoret sembra cambiare gli assi del suo mondo. 
Sevan si scontrò con un desiderio feroce di tornare da Amoret e la necessità di restare dov’era per non complicare una situazione che già rischiava di sfuggirgli di mano. Sarebbe stato facile, gli sarebbe bastato aprire quella porta e andare di là. Se c’era una cosa che riusciva a calmarlo più di una manciata di Xanax era una buona scopata e Amoret era…
Una vita semplice, uno sguardo cristallino che cela mille non detti, il calore del focolare, sentirsi di appartenere a qualcosa, a qualcuno... 
Una paura ancestrale di essere qualcosa di più che un guscio vuoto, di insozzare qualcosa di puro per pulirsi l'anima. 
La calma e accogliente quotidianità, il ritmo scandito dall'avvicendarsi delle faccende per la ristrutturazione, la conoscenza più profonda degli abitanti del luogo fanno sì che l'uomo rivaluti la vita newyorkese, fino a sentirla quasi estranea e soffocante, spingendolo a prendere una drastica decisione. 
Il cambiamento è nell'aria, anche se arriva lento e sofferto. Sevan inizia a vedere Amoret per quella che è veramente e quel faro ne diviene una triste e dolorosa metafora: Amoret è la luce che è capace di dar vita ad un involucro senza anima. 
Ma lui avrà il coraggio di farsi sommergere dalla luce, oppure si lascerà inghiottire dalle tenebre? E Rebecca, sarà capace di arrendersi a quello che considera un capriccio momentaneo del proprio fidanzato? 
Era da tempo che un personaggio non mi ronzava a lungo in testa: una storia di espiazione e rinascita. Il risultato è una grande storia corale che mette in scena ed esplora una varietà di lati nascosti della commedia umana, a volte anche grotteschi. 
Il lato nascosto e oscuro del cuore, i tormenti celati dietro l'indifferenza o l'egoismo senza scrupoli, investono il lettore come l' onda di una piena che non riesce ad essere contenuta dagli argini. 
Più ci si inoltra nella lettura le atmosfere oniriche cedono progressivamente il posto ad un piano più concreto, intervallato da flashback che chiariscono molti punti oscuri. 
Sevan si trova alle prese con una lotta senza pari, tra quello per cui ha sempre lottato e che finalmente ha ottenuto (un posto ai vertici della Loewenthal & Associati al fianco della fidanzata Rebecca), e quello che da qualche tempo ha cominciato a desiderare ardentemente, Amoret e quel dannato faro. 
Ma come si può accettare quello che si pensa di non meritare? 
E quando l'uragano lo investe con tutta la sua potenza distruttiva, gli equilibri dovranno per forza essere ridisegnati per non lasciarsi inghiottire dall'occhio del ciclone. 
Si era quello che si era. Lui era quello che era. Uno che da quel momento in avanti avrebbe avuto un numero crescente di schiavi alle sue dipendenze e delle prebende ogni anno più consistenti, lavorando meno di prima e partecipando a riunioni superflue in cui avrebbe scritto inutili relazioni. Uno che non teneva animali in casa perché lo infastidiva la biologia di un altro essere vivente, gli odori e le orme in giro di un’esistenza che non era la sua.
Maria Laura Caroniti riesce a fare magie con la penna. Brava in tutto, nella descrizione delle ambientazioni, nella gestione di una trama ricca di intrecci che si sviluppano seguendo una linea temporale coerente che interseca passato e presente, lasciando il lettore continuamente con il fiato sospeso. 
Burattinaio esperto, non perde le fila, non dimentica o trascura. Tutto assume senso e significato, quando ogni tassello va al proprio posto e ci si rende conto del lavoro certosino fatto, nel disseminare indizi che si ricompongono in un'esplosione di suspense e sentimenti. 
Maria Laura Caroniti ha innegabilmente stile. La sua prosa è evocativa, suggestiva, potente. 
Mi sono lasciata travolgere, pagina dopo pagina dal cammino di ricostruzione. E' stato come trovarmi in una stanza piena di quadri coperti da pesanti drappeggi, che ne facevano intravedere solo la forma, e avere finalmente la possibilità di scoprirli uno per volta, per ritrovarmi immersa nel modo interno di Sevan e Amoret. 
Si è capito che adoro Sevan? Ho decisamente una predilezione per le personalità oscure, fragili e tormentate. E' stato facile calarsi nel suo buio, attraverso i suoi deliri allucinatori, comprendere l'origine delle sue inquietudini e delle sue scelte calcolate. 
Ma Sevan non è solo il guscio vuoto che vuole apparire, ma un uomo spaventato da se stesso, impegnato a proteggersi fin dalla tenera età, per sopravvivere a un modo che lo avrebbe sicuramente schiacciato. 
L'incontro con Amoret smuove le fondamenta del suo mondo. La profetica bambina del faro è stata capace di fargli provare cose che credeva di non meritare nemmeno. 
Un finale perfetto, atteso fino allo spasimo che mi ha soddisfatta pienamente. La mole del testo è consistente ma la lettura scivola via facilmente. Non avrei voluto separarmi da Sevan e Amoret, e ho centellinato le pagine per farle durare il più possibile. 
Volerlo controllare era come cercare di controllare il tempo, ma lei era una che non indossava l'orologio. E non aveva paura degli uragani.
Una delle più belle letture di questo anno. E ora, Laura, che leggo?




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