giovedì 28 maggio 2020

UNA BAMBINA PERDUTA, TOREY L.HAYDEN. Review party.



TITOLO: Una bambina perduta
AUTORE: Torey L. Hayden
EDITORE: Corbaccio
PAGINE: 430
PUBBLICAZIONE: 28 maggio 2020
GENERE: Autobiografico/Narrativa 
PREZZO: €  12,99 ebook; 18,60 cartaceo


Jessie ha nove anni ed è la classica bambina perfetta, capelli rossi, occhi verdi, sorriso accattivante. Ha un vero talento per disegnare e i suoi disegni sono dei ghirigori complicatissimi. Ma Jessie è anche abilissima a ottenere sempre quello che vuole, mentendo, urlando e picchiando gli altri bambini. I genitori non sanno come prenderla e gli assistenti sociali non riescono a combattere i suoi impulsi violenti e autodistruttivi. Dopo una serie di passaggi in istituti vari, Jessie riceve finalmente una diagnosi di «disturbo reattivo dell’attaccamento», tipico di quei bambini che non possono instaurare dei legami di fiducia con gli adulti che dovrebbero occuparsi di loro. Viene chiamata Hayden in qualità di psicologa per avviare una terapia. Ma quando Jessie lancia un’accusa gravissima verso un collega di Hayden, il suo lavoro raddoppia: non solo deve cercare di andare alla radice dei disturbi di Jessie, ma anche capire se quel che dice la ragazzina ha un fondamento di verità.

Una bambina perduta è una nuova commovente testimonianza della straordinaria capacità di Torey Hayden di recuperare alla vita e alla società bambini che sembrano senza speranza, e un richiamo potente al potere dell’amore e della pazienza.


Certi libri toccano profondamente e, nel mio caso, Una bambina perduta è andata a sollecitare il mio ambito lavorativo, stimolando riflessioni dolci-amare sul mondo della cura dei disturbi psichiatri dell'infanzia e dell'adolescenza. 
L'autrice, Torey L. Hayden, è una psicologa infantile specializzata in educazione speciale e i suoi libri sono frutto della sua esperienza clinica ed educativa. Una completa immersione in quelli che sono stati casi di cui si è occupata e che hanno lasciato il segno tanto da spingerla a metterli nero su bianco.
Una bambina perduta è la storia della piccola Jessie, una bambina di nove anni con una problematica comportamentale importante che si rivelerà essere l'unico mezzo conosciuto per chiedere aiuto. Dopo essere entrata nel circuito degli affidi, Jessie finisce in una casa famiglia e lì incontra la Dott.ssa Hayden, la quale avrà l'arduo compito di decidere quando, e se, la bambina sarà in grado di fare ritorno presso la sua famiglia di origine. 
Jessie è un caso difficile che tocca il cuore non solo della Hayden, ma anche del lettore. 
Intelligente e manipolativa, Jessie ha dato parecchi problemi con il suo comportamento distruttivo, con atti incendiari, continue bugie e aggressioni a coetanei. La bambina era così ingestibile da sfinire la sua famiglia che chiede aiuto ai servizi sociali. Sembra terribile l'idea che la tua famiglia lasci che i servizi sociali ti portino via.
La diagnosi è quella di Disturbo Reattivo dell'Attaccamento, anche se dalla descrizione aneddotica e anamnestica di Jessie mi è apparso più come un quadro misto in comorbilità con il Disturbo da Impegno Sociale Disinibito. E i sintomi in effetti ci sono tutti: la condizione di esternalizzazione dei comportamenti sia fisici che verbali, l'approccio eccessivamente familiari e privo di inibizione con gli adulti estranei. 
Questi sono bambini che manifestano una marcata felicità ad entrare in contatto con gli estranei, aspetto che, invece, può essere del tutto assente nei confronti dei caregivers. Quando gli sconosciuti rifiutano le loro emozioni e la loro ricerca di attenzione iniziano a manifestare elevati livelli di ansia e frustrazione. Jessie infatti ha comportamenti inappropriati col la Hayden e  non presenta rimorso, colpa o dispiacere quando ferisce qualcuno o quando compie un atto pericoloso.
Anche l'eziologia quadra perfettamente con le descrizioni che la Hayden fa dei genitori di Jessie, una bambina arrivata inaspettatamente e non desiderata, la cui madre depressa si è praticamente disinteressata della sua crescita, mentre un padre liberale non ha imposto nessuna forma di educazione. Il comportamento disinibito, infatti, si instaura perché i bambini, dal momento che le figure di accudimento non soddisfano i loro bisogni emotivi, iniziano a cercare con modalità amicale ed eccessivamente familiare, altri che possano farlo.
E così ci viene presentata Jessie, una bambina complessa da inquadrare, furba e con la tendenza a prendere il controllo di ogni colloquio. Un caso che mette alla prova la Hayden e la spinge a fare delle profonde riflessioni sul sistema sociale del sostegno all'infanzia, sulla facilità con cui si interpretano i bambini alla luce di un'etichetta, riducendo una realtà complessa ad un elenco di criteri diagnostici. 
Eppure dietro i comportamenti di quella bambina c'è di più, un mondo sommerso a cui non è in grado di dare voce e ha bisogno di essere rivelato.
« È un po’ quello che faccio con l’allodola » disse, tranquilla. « Me l’avevi chiesto l’altra volta, e non ho saputo spiegare. Ma in pratica è così. Come se l’allodola fosse il dieci, e io volessi vedere come si sta quando si è felici. Perché lei lo è. E, quando la disegno, è come se avessi modo di capire che cosa si prova. »
Il sospetto dell'abuso come causa scatenante del comportamento ingestibile della bambina comincia a prendere forma dai colloqui tra la Hayden e Jessie. Un vero uragano che si abbatte all'interno dello staff clinico ed educativo. Ma si può credere a una bambina che come peculiarità distintiva ha la capacità di mentire sistematicamente, manipolando la realtà a proprio piacimento?
Una lettura che è stato un viaggio doloroso attraverso la scoperta di una verità scomoda. Non è una storia per tutti perchè va a toccare temi sensibili e spinosi. Ci sono momenti in cui la frustrazione procede di pari passo con la voglia di scoprire la verità, mentre ci sembra sempre di essere in un libo sospeso. 
Jessie ha stimolato profondamente il mio lato empatico. La sua storia mi ha permesso di viaggiare attraverso anni di pratica clinica ed educativa, ricordandomi con quale entusiasmo mi sono lanciata in questo mondo fragile e delicato. 
L'idea che qualcuno possa fare del male a dei bambini o che questi soffrano di patologie complesse come gli adulti, sembra un'idea inconcepibile, eppure è reale e straziante. 
Le riflessioni della Hayden ci conducono attraverso un breve excursus sulla storia dell'evoluzione diagnostica e la trattazione clinica dei disturbi mentali nell'infanzia e la profonda differenza tra il sistema sanitario americano e quello inglese. Quello che si è creato è un rapporto incestuoso tra clinica, farmaceutica e assicurazioni il quale invadere l'universo a sostegno del disagio infantile. 
Intenso, empatico, travolgente, Una bambina perduta è libro da leggere se si vuole fare un tuffo nella realtà di un mondo spesso considerato scontato. L'infanzia non è necessariamente cura, accudimento, felicità, spensieratezza. Per moltissimi bambini l'età più bella si trasforma nell'incubo più brutto. Sta a noi adulti scoprire i carnefici e lavorare duramente per riportare l'infanzia alla dimensione del sogno e dell'innocenza, con il cuore sgombro da ogni pregiudizio.


copia fornita da Corbaccio



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