martedì 16 gennaio 2018

E POI CI SONO IO, KATHLEEN GLASGOW. Recensione.

TITOLO:  E poi ci sono io
AUTORE: Kathleen Glasgow
EDITORE: Rizzoli
PAGINE: 450
PUBBLICAZIONE: 7 settembre 2017
GENERE: Young Adult Romance
PREZZO: € 19,00 cartaceo; 9,90 ebook


«Tutto quello che si rompe, comprese le persone, si può aggiustare. Ecco come la penso io.» A soli diciassette anni, Charlotte Davis ha già trovato un rimedio per calmare la sofferenza che prova. Per non pensare all'amato padre che ormai non è più con lei, per non pensare alla sua migliore amica che l'ha lasciata, per non pensare a una madre che da molto tempo non la capisce, a Charlie basta avere a portata di mano un pezzo di vetro. Un coccio di bottiglia, un gesto secco, un taglio sulla pelle: e dentro si fa largo una specie di sollievo. Charlie è ricoverata in un istituto psichiatrico di St. Paul, nel Minnesota, un microcosmo abitato da altre ragazze come lei, ragazze sole, ognuna un mondo da decifrare, ognuna intrappolata in un diverso dolore. Boccioli di donne ancora troppo chiusi, duri, terrorizzati dall'aprirsi alla vita, sprovvisti di misure di difesa e dunque trascinati via dalla corrente dell'autolesionismo. Le ragazze tra di loro si prendono in giro, si raccontano, immaginano il futuro, c'è chi vorrebbe uscire di lì e chi invece vuole restare al riparo di quelle mura. Charlie, al momento delle dimissioni, non sa dove andare, dato che la madre non la vuole con sé. Sarà allora nella lontana Arizona, dove il sole è rovente e un amico l'aspetta, che potrà provare a riconquistare uno spazio di gioia e nuovi progetti. Il lavoro in una tavola calda e certi inattesi incontri sono linfa benefica, ma quel suo debole entusiasmo viene deluso in fretta: per ricominciare davvero, allora, cosa serve? E poi ci sono io è una storia viscerale, aspra e dolce come i diciassette anni di Charlie, un romanzo che parla di adolescenza con onestà, guardando dritto negli occhi di chi pensa di non farcela e crede di essere destinato a scivolare per sempre; è una storia fatta di cadute, improvvise speranze e ripartenze, che ci ricorda quello che siamo stati e quale coraggio serve per riprendere la strada.



Ci sono libri belli e libri meno belli, e poi ci sono LIBRI.
E poi ci sono io, rientra in quest'ultima categoria. Ti scuote l'anima, ti fa male ad ogni parola, ma inspiegabilmente non riesci a metterlo giù. Quando ho cominciato la lettura sono stata investita da tutta una gamma di emozioni, positive e negative, che ad un certo punto mi hanno fatto desiderare che il libro finisse subito. Arrivata quasi alla fine però avrei voluto che Charlie rimanesse ancora un po' a parlarmi, lei che di parole proprio non ne aveva.

Le ragazze che avranno vita facile le riconoscerete in fretta. Non c’è neanche bisogno che ve le descriva. Le riconoscete al volo perché sono toste. Perché si presentano bene e sono
anche atletiche, magari. E poi ci sono io. Quella lì, la ragazzina tutta arruffata (ditelo pure: povera), che non ne azzecca una neanche per scherzo, e che a mensa sta da sola, e che passa tutto il tempo a disegnare, e che si becca le spinte e gli insulti in corridoio, perché la sua casella è quella, e lei allora ogni tanto s’incazza, e tira pugni, ma cos’altro potrebbe fare?
Queste poche righe riassumono perfettamente chi è Charlie, una ragazza di diciassette anni che cerca di trovare il modo di stare al mondo, un mondo difficile, dove non ci viene dato il libretto di istruzioni.
La piccola Charlie, all'inizio del libro, si trova ricoverata in un istituto psichiatrico per aver tentato il suicidio. Al Creeley Center vagano tante anime spezzate, un piccolo universo di ragazze perse o in cammino per ritrovarsi, per riuscire a venire fuori da una vita di abusi e di dolore.
Charlie ha una lunga storia clinica, nonostante la giovane età. Il padre suicida, ha lasciato una grossa voragine in una bambina che non ha saputo come reagire a un evento traumatico di tale portata. La madre sembra essere scivolata via da se stessa e così ogni parvenza di funzione genitoriale. Un'infanzia tra i farmaci per curare una bambina difficile che da adolescente ha trovato modo tutto suo per sedare l'onda di dolore che la sommerge fino a soffocarla. Un male di vivere che nessuno è in grado di accogliere e gestire.
Mi taglio perché non ce la faccio più. Questo è quanto. Il mondo diventa un oceano, l'oceano mi sommerge, il rumore dell'acqua è assordante, l'acqua mi inonda il cuore, il panico diventa gigantesco come lo spazio siderale.
Così Charlie comincia a tagliarsi, e a bere e usare sostanze, finchè il dolore e il senso di colpa non la sommergono come un'onda e tutto diventa troppo da sopportare, e i tagli si fanno più profondi e quel mare sconfinato si tinge di rosso.
Al Creeley, grazie all'aiuto della dottoressa Stinson, soprannominata Casper, comincerà un percorso di analisi insieme ad altre ragazze perdute come lei. Tanti specchi in cui fa male rispecchiarsi, soprattutto se le parole non riescono ad uscire fuori e la pelle brucia per la voglia di incidere nuovi percorsi. La sua esperienza nell'ospedale però avrà vita breve, presto dovrà tornare fuori e affrontare un mondo che ancora le sembra spaventoso.
Fragile, vuota, segnata dentro e fuori, grazie all'aiuto di un amico, si trasferirà dal Minnesota alla calda e assolata Arizona. Sarà in grado di reggersi sulle proprie gambe?
Abbandonare il circolo vizioso dell'autolesionismo sarà una prova durissima per una ragazza che non sa come si fa a vivere. Un nuovo lavoro, una casa tutta sua e un amore, sono il segno che qualcosa comincia a girare per il verso giusto e che forse anche per lei esiste una possibilità. Ma non è tutto oro quello che luccica. Ricadere nei vecchi schemi è fin troppo facile e rassicurante, perchè non si può uscire dal ruolo che ci siamo disegnati, o forse sì? La casa è solo uno squallido rifugio, il lavoro non è dei migliori e l'amore...Beh, l'amore non potrebbe essere più sbagliato. Fragile e disfunzionale, eppure la fa sentire viva.
Una personaggio terribilmente reale quello che ci ha mostrato Kathleen Glasgow. Charlie, potremmo essere noi o una qualsiasi ragazza che conosciamo o che ci passa accanto per strada. La sofferenza muta che trasuda ogni pagina, racconta di un vuoto che esiste e che spesso viene ignorato. La voglia di essere amata e accolta e allo stesso l'impossibilità di sopportare il contatto. La paura di deludere, di perdere quel poco che rimane di sè. Una contraddizione in essere, un male di vivere radicato nel profondo dell'anima che è impossibile da estirpare. Vi chiederete dove sia la soluzione, o addirittura se ce ne siano.
In verità la soluzione è un luogo comune troppo spesso sottovalutato: fare i conti se stessi e imparare a conviverci. L'esito più o meno favorevole risiede nella capacità di essere resilienti di ognuno di noi, di tirare fuori qualcosa anche dalle esperienze più terribili, dal permettere che qualcuno ci aiuti.
«Questo dolore» dice, sedendosi e sistemandosi il tovagliolo sulle ginocchia. «E non mi riferisco a ciò che è successo con quel giovanotto, perché quelle cose vanno e vengono, è una delle lezioni dolorose che impariamo. Io credo che il tuo dolore sia di un altro tipo. Forse il dolore di stare al mondo senza sapere come starci. Non so se mi spiego.» Beve un altro sorso di vino. «Tutti vivono quel momento, credo, il momento in cui succede qualcosa di così... cruciale, che il tuo stesso essere va in mille pezzi. E a quel punto ti devi fermare. Passi molto tempo a raccogliere i tuoi pezzi. E te ne serve veramente tanto, di tempo, e non per rimetterli insieme com’erano, ma per assemblarli in un modo nuovo, non necessariamente un modo migliore. Direi più in un modo che riesci a sopportare, finché non capisci per certo che questo pezzo va qui e quell’altro lì.»
Inizialmente, lo ammetto, ho avuto paura di Charlie e di quel devastante cosmo che le ruota attorno, tutto impegnato a colludere con i suoi pensieri e le sue abitudini. Però, più Charlie toccava il fondo più mi rendevo conto che qualcosa doveva succedere, che ci doveva essere una crescita, una speranza di salvezza. Ho vinto la resistenza del mio contro-transfert che mi spingeva a chiudere il libro, sono andata avanti perché sentivo di doverlo alla protagonista, e ho fatto bene. Una lettura lacerante ma indimenticabile. Ho sentito come vere le parole, i pensieri negativi, le esperienze dissociative, i deliri di un dolore troppo grande per essere semplicemente descritto tra le pagine di un libro.
Arrivati alla fine vi invito a leggere le note dell'autrice e un altro tassello si aggiungerà al variopinto e imperfetto puzzle di Girl in pieces.
Uno stile diretto, duro, quello della Glasgow, che non risparmia nulla, non indora la pillola, ma descrive in modo crudo e realistico l'universo della dipendenza e del disagio psichico e sociale. Un mondo fatto di solitudine ed egoismo, di angoscia e perenne inquietudine.
Non disperate però, perché non è tutto buio. É vero c'è tanta sofferenza, ma c'è anche tanta luce, e quando questa arriva dopo tanta pena emette un bagliore accecante.
E poi ci sono io è una lettura che scuote, turba, agita le coscienze, ma lo leggerei altre mille volte, rapita dalla fragilità di Charlie e impressionata dalla consistenza variabile dei personaggi che animano il libro, che a modo loro insegnano qualcosa e lasciano un segno indelebile nella vita della ragazza, già costellata di innumerevoli tagli che raccontano tutto il dolore di una giovane vita vissuta al limite.
I.M.P.E.R.D.I.B.I.L.E!





Nessun commento:

Posta un commento

Instagram

Recap