mercoledì 14 agosto 2019

NOVE MINUTI, BETH FLYNN. Recensione.




TITOLO: Nove Minuti
AUTORE: Beth Flynn
SERIE: Nine minutes trilogy 1.
EDITORE: Quixote Edizioni
PAGINE:287
PUBBLICAZIONE: 12 agosto 2019 
GENERE: Dark romance 
PREZZO: €  4,99 ebook; cartaceo



Il quindici maggio 1975, la quindicenne Ginny Lemon viene rapita davanti a un minimarket a Fort Lauderdale da un membro della più nota e brutale gang di motociclisti della Florida del Sud.
Da quel momento in poi, la sua vita cambia per sempre. Le viene dato un nuovo nome, una nuova identità e una nuova vita nella base della gang al confine delle Florida Everglades, un mondo spaventoso e violento quasi quanto le paludi stesse, dove tutti hanno un nome falso e la lealtà è necessaria per sopravvivere.
Al centro di tutto c’è il leader della gang, Grizz: imponente, bello in modo selvaggio, terrificante ma in qualche modo tenero con Ginny. Lei diventa la sua ossessione e l’unico vero amore della sua vita.
Così inizia il racconto di una storia di ossessione e manipolazione, di una giovane donna strappata da tutto quello che conosceva e forzata a fare affidamento sull’unica persona in grado di garantirle attenzione, affetto e cura: il suo rapitore. Precoce e intelligente, ma ancora pur sempre un’adolescente, Ginny combatte per adattarsi alla sua nuova esistenza, inizialmente lottando e poi accettando la sua prigionia.
Verrà salvata? Scapperà? Riuscirà a uscirne viva, o uscirne del tutto?




Non sapevo bene cosa aspettarmi da Nove Minuti, se non che la storia avrebbe giocato con la mia mente imprigionandola in un dedalo inestricabile di eventi, e così è stato. 
Ambientato nella Florida degli anni 70, tra gang di violenti motociclisti e hippy post Woodstok, Beth Flynn ha messo su carta una storia oscura e piena di fascino noir, dai toni che definirei con difficoltà dark, ma che si palesa in tutta la sua durezza sin dal suo prologo. 
Il 15 maggio del 1975 a Fort Lauderdale, una ragazza di appena quindici anni viene rapita da un motociclista appartenente ad una sanguinaria banda: i Satan's Army. 




Guinevere Love Lemon, detta Ginnny, sarà il regalo da parte di un nuovo iniziato al capo della banda, il temibile Grizz. Sarà l'inizio di una nuova esistenza per Gin. Nuova identità, nuova famiglia e un futuro insieme ad un uomo che costruirà inevitabilmente il suo futuro e che scoprirà essere legato al suo passato in maniera indissolubile. 
Una ragazzina in balia di un mondo più grande di lei, nelle mani di un uomo che fa tremare chiunque ma non la piccola Ginny. 
L'efferatezza delle azioni criminali del gruppo sono un iniziale deterrente che le impediranno di scappare, ma quello di cui Gin si rende subito conto è che e l'uomo che tutti temono, quel Grizz, grande e massiccio come un orso, con lei non si è mai mostrato violento. Le ha tolto ogni libertà, ma le ha dato pieno accesso alla sua casa e ai suoi averi. Non l'ha picchiata e non l'ha violata in alcun modo, pur rendendo chiaro che è una sua proprietà. E allora cosa spinge Gin a non tentare di fuggire? Beth Flynn gioca con un puro esempio di Sindrome di Stoccolma innestatosi in una ragazzina affamata di attenzioni che comincia a riceverle dalle persone sbagliate. Come succede a Gin, anche io pagina dopo pagina ho cominciato a giustificare l'atto più vile che un uomo può compiere nei confronti di una donna che in fin dei conti era solo una ragazzina: il rapimento e il possasso come se fosse una proprietà. 
Ho percorso la via della negazione, facendo finta che Grizz non fosse un pericoloso fuorilegge, capace di sventrare un uomo in pochi minuti senza mai pentirsi del sangue versato. 
Ginny inizia a fare propria la sua nuova identità, così Kit sostituisce Gin, i cui contorni diventano sempre più sbiaditi. 
In realtà non è stato molto difficile scordare la sua vecchia vita. Gin/Kit è una ragazzina intelligente, arguta e molto matura per la sua età. Essere figlia di genitori hippy che l'hanno cresciuta ai limiti della trascuratezza, tra droghe, alcol e rapporti promiscui, l'ha obbligata a crescere prima del dovuto, a cavarsela da sola in ogni ambito della propria esistenza. Ho provato così tanta tenerezza per il racconto dell'infanzia di Ginny che è bastato davvero poco per rimanere affascinata dalle attenzioni ossessive di Grizz.

Non poteva sapere che lei sarebbe diventata la sua ossessione e l'unico vero amore della sua vita...Tuttavia, anche se lo avesse saputo allora, non avrebbe voluto cambiare nulla.

Un passo quasi dovuto per una ragazza sola e trascurata, quasi invisibile, e che diventa il centro del mondo per un uomo, attaccarsi visceralmente, e rimuovere tutta la parte negativa della sua prigionia. Come un animale in cattività, Kit/Gin vive come in una bolla di negazione, una costante finzione che le fa perdere i senso del giudizio e della morale, amando alla follia il proprio carceriere. Eppure, ogni tanto quella morale preme, un senso di colpa che si insinua sottile e la getta in un profondo stato di crisi mistica e identitaria. 

Ero stata ingenua. Lui era tutte quelle cose, ma io continuavo a dimenticare che restava pur sempre il leader della gang anche quando sembrava dolce. Era un duro. Aveva il sangue freddo. Era spietato quando voleva prendersi qualcosa.

Insieme a Kit/Gin, Grizz e altri personaggi che animano il complesso mondo di Nove Minuti, vivremo un cammino a ritroso che partendo dalla fine, ci snocciola tutti punti salienti di un legame fortissimo. Un amore sbagliato ma così grande da divenire fatale. Nove minuti è intenso, struggente, brutale e feroce, ma sono queste le storie che amo, quelle particolari che ti fanno rimanere sveglia tutta la notte perchè non riesci a staccarti dai personaggi, che ti lasciano un magone dentro che non sparisce neppure dopo due giorni.
Si è quel che si è, e spesso la nostra infanzia definisce quello che saremo da adulti. Kit/ Gin è già un'adulta a quindici anni, ma come tutti coloro che sono cresciuti troppo in fretta rimangono con degli enormi vuoti da colmare che spesso spinge a fare molti errori di valutazione. 
Grizz è un antieroe. Non ha nulla di positivo, ma nonostante tutto ci si affeziona. Ebbene sì, anche io sono vittima della Sindrome di Stoccolma, perchè non saprei come altro giustificare il mio attaccamento nei confronti di Grizz, anche se è un violento criminale che ha rapito e manipolato una bambina di appena quindici anni. 
Raccontato con uno stile diretto e senza fronzoli, Beth Flynn non ha paura di mostrarci il lato crudo di una storia d'amore deviata. Quello che vediamo è una descrizione viva di un mondo criminale senza scrupoli, ma la vera guerra è quella che si gioca sul versante psicologico dei personaggi. 
E proprio quando pensavo di aver scoperto ogni segreto, di aver visto e letto di tutto insieme a Gin, ecco che l'autrice mi stupisce con un finale inaspettato e sconvolgente. 
Una lettura fantastica, originale, intrigante con una buona traduzione e un ottimo adattamento italiano. 





                                                                                                      copia gratuita fornita da Quixote



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