venerdì 6 settembre 2019

L'OPALE PERDUTO, LAUREN KATE. Recensione.

TITOLO: L'opale perduto
AUTORE: Lauren Kate
EDITORE: Rizzoli
PAGINE:352
PUBBLICAZIONE: 3 settembre 2019
GENERE: Historical romance
PREZZO: € 9,99 ebook; € 18,00 cartaceo

È una cupa notte di dicembre del 1725, Venezia è stretta nella morsa dell'inverno. Violetta, cinque anni, si è rifugiata nella soffitta dell'istituto per trovatelli noto come Ospedale degli Incurabili, dove vive. Oltre il vetro gelido di una finestra, con la sua bambola stretta al petto, sente il canto soave di una donna, giù in strada, e la vede abbandonare un bambino nella ruota. Dieci anni dopo, in quella stessa soffitta piena di vecchi indumenti e violini rotti dove lei continua a sognare una vita libera, Violetta incontra Mino. Violinista dell'ala maschile dell'orfanotrofio e primo essere umano capace di farle intravedere, attraverso il soffio suggestivo della musica, un orizzonte di speranza. Ma questa inaspettata magia ancora non basta: troppo urgente è il desiderio di Violetta di diventare una cantante, e potrebbe essere un desiderio maledetto...




Io sono tua, tu sei mio...
Lauren Kate torna nelle librerie italiane con una nuova storia diversa da quelle con cui l'abbiamo conosciuta attraverso la serie Fallen. L'autrice, questa volta si addentra nel mondo dell'historical romance, percorrendo le suggestive vie della Venezia del 1725. 
In un'epoca in cui la Serenissima rappresentava, ancora per poco, una Repubblica fastosa, gli uomini e le donne erano dediti ad ogni tipo di divertimento celati da maschere che ne occultavano l'identità, e la musica permeava la città come l'acqua che scorre tra i suoi canali, esiste un luogo, nel sestiere di Dorsoduro, dove la magia si ferma intrappolata tra le fredde sbarre di un istituto che ospita gli orfanelli. L'Ospedale degli Incurabili è un luogo che da nosocomio per i sifilitici è divenuto un collegio per gli orfanelli. Lì, nella sezione dell'asilo, vive la piccola Violetta, una bambina di cinque anni con uno spirito già inquieto nonostante la tenera età. La piccola si intrufola spesso in soffitta, al calare delle tenebre, quando il suo fine udito percepisce i sospiri del sonno di tutti i residenti dell'istituto. Dalla finestra osserva i canali, i ponti, le gondole e sogna una libertà che le è negata. 
Una sera, da quella stessa finestra osserva una scena che la tormenterà per tutta la vita: una donna canta disperata una melodia straziante. Col volto segnato dal dolore, lascia un fagottino all'interno dalla "ruota", ma non è un semplice neonato, ma un bambino che ha quasi la sua età. 
L'atto dell'abbandono scuote fortemente la bambina, già sofferente a causa della propria condizione. In quei gesti, Violetta scorge tutto l'egoismo dell'animo umano che porta una madre ad abbandonare il proprio bambino. Quella sera la bimba prenderà la dura decisione di non essere mai madre, convinta che dentro di lei alberghi il seme dell'abbandono. 
Anni dopo, Violetta rivedrà quel bambino abbandonato negli occhi di Mino, giovane orfano che risiede nell'ala maschile. La soffitta diverrà così il luogo in cui i due ragazzi si incontrano di nascosto ogni sera e si scambiano l'anima. Mino suona il suo violino e Violetta dà voce alla melodia che canta il suo cuore. Un sentimento che inizia a bruciare piano per poi ardere d'impazienza. Ma il destino ha altri piani per questi due trovatelli a cui la vita non ha sorriso e ora continua a metterli alla prova. 
Mino sogna un futuro con la sua Violetta, mentre lei vuole solo diventare una cantante e affrancarsi dal triste destino che spetta a coloro che restano all'interno degli Incurabili come ragazze comuni. Un amore tormentato, fatto di allontanamenti e ricongiungimenti, di parole taglienti e dolorose e musica, che li unisce eppure li separa. Due giovani con sogni di rivalsa che percorrono strade diverse, iperbole che li allontanano dando modo loro di crescere, per poi incontrarsi ancora. 


Era un voto e una resa, una manifestazione di tutto l’amore che aveva sempre provato e mai potuto esprimere. Non doveva preoccuparsi che il mondo non ricevesse il suo amore e non la ricambiasse. Era infinito. Poteva fare qualsiasi cosa, essere qualsiasi cosa. L’avrebbe accettata per quella che era. Non l’avrebbe abbandonata.

Quando ho deciso di leggere l'Opale perduto, ammetto di non aver letto la trama. Mi sono buttata ad occhi chiusi convinta che fosse un fantasy come i precedenti libri della Kate. Con mia grande sorpresa mi sono accorta di stare per fare un viaggio nel passato che mi avrebbe condotta nella nella suggestiva Venezia del 1700. 
Una storia che mi ha rapita, scritta in modo impeccabile e con una estrema attenzione all'approfondimento storico. Tra le sue pagine emerge tutto il lavoro di studio e ricostruzione fatto dall'autrice, a partire dalla descrizione dei luoghi, delle condizioni sociali e delle incursioni linguistiche. Non so come sia stato per il lettori anglofoni leggere un testo disseminato di termini dialettali, ma io mi sono divertita a cercarne i significati e a scoprire cose che non conoscevo, usi e costumi di una città vicina eppure così piena di mistero. 



E poi c'è la musica, potente e intrigante filo conduttore di vite che si muovono al mutare delle sue note. 
Milo è un violinista in un periodo storico in cui a un orfano di sesso maschile non era consentito imparare a suonare. Il suo destino era acquisire un mestiere pratico che lo avrebbe portato fuori dall'orfanotrofio. 
Violetta, animo ribelle e tormentato, sogna la musica per avere la possibilità di assaggiare la libertà che tanto anela, una scelta contraddittoria se si pensa che una volta diventata corista, la ragazza non avrebbe mai potuto cantare liberamente.
Due personaggi che calamitano sicuramente l'attenzione. Sono stata rapita dalla loro storia tormentata. La dolcezza di Milo entra sottopelle, un orfano che sogna di ritrovare la madre, e si innamora follemente di Violetta che gli spezza il cuore, non perdendo però la sua bontà d'animo.
Violetta è il personaggio che più mi ha tenuto divisa. Da un lato volevo comprendere la sua durezza, giustificandola con il fatto che l'abbandono l'ha plasmata rendendola diffidente. Però non sono riuscita a empatizzare totalmente con lei, non dopo il modo in cui ha rifiutato il cuore dolce di Mino.

Quella notte di fuga non aveva riempito il vuoto che sentiva dentro; anzi, lo aveva ingigantito. Era la maledizione dell’abbandono? Non avrebbe mai smesso di desiderare qualcosa in più? Il suo vero sogno doveva essere là fuori, da qualche parte. Non poteva vederlo, ma quando stringeva l’opale nero nel pugno, le sembrava quasi di percepirlo.

Ho avvertito però tutta la sua irrequietezza di fondo, la smania di volere qualcosa a cui non sapeva dare un nome, scambiando, secondo me, la voglia di essere libera con la pienezza dell'amore. 
Un racconto intrigante, struggente, denso di sentimenti, colpi di scena e ricco di eventi imprevisti. La scrittura di Lauren Kate è corposa, matura, ricercata, densa. L'autrice non ci risparmia niente: amore, dolore, crudeltà, cattiveria, egoismo. Tra le calli veneziane, magistralmente disegnate dalla penna di Lauren Kate si respira tutto il fascino di un luogo incantato, in cui i segreti celati dietro alle maschere sono liberi di compiersi e alcune volte ci si può ritrovare soli, spiazzati, vittime, senza nulla in mano. Tra note che cantano la devozione, il dolore, lo struggimento, l'amore, L'Opale perduto è stato in gradi di condurmi attraverso colori diversi che hanno dipinto una storia d'amore che non si dimentica.









copia gratuita fornita da Rizzoli


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