TITOLO: C'era una volta un fiume
AUTORE: Diane Setterfield
EDITORE: Mondadori
PAGINE: 511
PUBBLICAZIONE: 16 ottobre 2019
GENERE: Narrativa
PREZZO: € 11,99 ebook; € 18,70 cartaceo
In una notte buia nel pieno dell'inverno, in un'antica locanda sul Tamigi succede qualcosa di straordinario. Mentre i clienti abituali si raccontano storie per passare insieme le ore più buie, la porta si apre ed entra uno sconosciuto gravemente ferito. Tra le sue braccia c'è il corpo esanime di una bambina. Qualche ora dopo, la piccola si muove, fa un respiro e torna in vita. Si tratta di un miracolo? È successo qualcosa di magico? O la scienza può fornire una spiegazione? Le persone che abitano sulle rive del fiume applicano tutta la loro ingegnosità per risolvere l'enigma, ma col passare dei giorni il mistero non fa che approfondirsi. La piccola è muta e incapace di rispondere alle domande essenziali: chi è? Da dove viene? Il problema è che ben tre famiglie la reclamano come loro. Una giovane madre benestante è certa che si tratti della figlia scomparsa due anni prima. Una famiglia di contadini che ha appena scoperto la relazione segreta di uno dei figli è pronta ad accogliere la nipotina. La domestica del pastore locale, umile e solitaria, vede nella bimba la sorella minore. Ma per quanto siano strazianti le perdite passate, questa bambina non può essere di tutti. Ogni famiglia ha i propri misteri e molti segreti dovranno essere svelati prima che la sua identità possa essere conosciuta.
Al centro di questo romanzo è il Tamigi: un fiume capace di divorare i vivi e talvolta di restituire i morti. E la scrittura della Setterfield si snoda come il corso d'acqua che la anima: un momento tumultuosa, il momento successivo tranquilla, maestosa, quasi lenta, ma sempre trascinante.
C'era una volta un fiume è un romanzo sorprendente e ricchissimo, che unisce folclore e scienza, magia e mito, suspense e immaginazione.
Miei cari lettori, oggi tocca a me parlarvi di C'era una volta un fiume di Diane Setterfiel. Una storia dai toni godici e misteriosi, che ha il sapore dei grandi scritti degli autori classici inglesi. Lo stile della Setterfiel è fascinoso e C'era una volta un fiume è una lettura suggestiva piena di impressioni oniriche e descrizioni vivide. Sicuramente è una lettura per nulla facile o leggera, poichè la storia scorre lenta come il fiume che rappresenta il nodo centrale lungo il quale si snodano gli avvenimenti, ma ad un certo punto mi sono ritrovata ad essere trascinata dagli eventi, assaporando ogni parola, ricca di suggestioni vivide.
Ed è proprio il Tamigi, il suo spirito, i suoi flussi, che comprendono passato, presente e futuro a fare da sfondo, da contenitore ad un caledoscopio di personaggi che racconta una propria storia personale.
Un fiume è un fiume, qualunque sia la stagione.
Sulle rive del Tamigi si trova la locanda Swan di Radcot, come ce ne sono tante. La particolarità dello Swann è che al suo interno vengono raccontate delle storie, in particolare quella relativa ad una battaglia che si concluse con la morte di molte persone tutte raccolte dalle acque del Tamigi.
Una sera irrompe improvvisamente un uomo orrendamente sfigurato e in fin di vita. Tra le mani ha un fagotto che sembra un fantoccio. In realtà quella che ha tra le braccia è una bambina; sembra morta, una vittima delle implacabili acque del fiume.
Improvvisamente accade l'impensabile, la bambina si muove. Si tratta di un miracolo oppure di altro? Chi è questa bambina e a chi appartiene? Per scoprirlo dovremo fare un viaggio nel Tamigi.
La gente viene da vicino e da lontano per vederla, tra queste tre famiglie che la rivendicano come propria. I Vaughn, la cui figlia Amelia, è scomparsa due anni fa, Lily White, 40 anni, che crede che questa ragazza sia sua sorella Ann, e infine Robert e Alice Armstrong, che sono sicuri sia la figlia del loro figlio Robin. Ognuno di loro ha una storia da raccontare e un motivo da addurre, ma la bambina sembra muta ed il mistero non fa altro che infittirsi.
Com’è noto, quando le ore notturne si allungano, gli esseri umani si discostano dalla regolarità dei loro orologi meccanici. Si appisolano a mezzogiorno, sognano nelle ore diurne, spalancano gli occhi nella notte nera come la pece. Il solstizio è un tempo di magia. E se i confini tra la notte e il giorno diventano sempre più labili, succede altrettanto ai confini tra i due mondi. I sogni e le fantasie si mescolano con le esperienze vissute, i vivi e i morti si sfiorano nel loro andirivieni, il passato e il presente si toccano e si sovrappongono. Possono accadere cose inaspettate.
Diane Setterfield utilizza uno dei simboli amati nella letteratura gotica britannica, il fiume come fonte di vita. Un continuo divenire che dà e toglie. Il Tamigi appare come una potente divinità della natura, portatrice di vita, generosa nell'offrire fertilità, ma anche selvaggia, pericolosa, attorno alla quale si generano miti e leggende del folklore, come quella di Quietly, una sorta di traghettatore di anime che offre anche salvataggio a chi si trova in balia del fiume.
Si dice che il fiume sia noto per essersi preso cura di se stesso. Per riportare le cose perse e salvare le persone dai pericoli. Che un uomo di nome Quietly lo custodisca, riportando in salvo solo chi lo merita davvero.
C'era una volta un fiume è un romanzo oscuro e suggestivo, con una miriade di strati che affondano le radici nel folklore popolare delle comunità che vivono lungo le rive dei fiumi. Magia, mistero ed elementi del soprannaturale, una scrittura elegante che sicuramente non lascia indifferenti.
Un'ode ai fiumi e una celebrazione dell'immaginazione e dell'arte della narrazione ambientata in epoca vittoriana attorno alle comunità locali che vivono vicino al Tamigi.
Se siete curiosi di scoprire altri contenuti continuate a seguire le altre tappe del blogtour e recuperate quelle già passate.
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